Condividi su:
Share on facebook
Share on twitter
Share on telegram
Share on whatsapp

App di food delivery: pranzo a domicilio con la tua privacy

Il nostro rapporto con le app di food delivery si è trasformato notevolmente nell’ultimo anno. Non è stata di certo l’unica cosa ad essere cambiata: l’emergenza sanitaria da Coronavirus ha portato profondi cambiamenti nelle nostre vite. No agli spostamenti, mascherine, distanziamento sociale, coprifuoco, bar e ristoranti chiusi… Ah, il ristorante. Stavo iniziando a dimenticarmi dell’esistenza di questa parola. Mangiare al ristorante è una delle cose che in assoluto mi mancano di più. Il pranzo di lavoro, le cene con gli amici, stare ore a guardare il menù per poi prendere sempre lo stesso piatto, dire “grazie” al cameriere cento volte. E poi litigare con il fidanzato per chi paga il conto. Anche se non ho il fidanzato.

Il settore della ristorazione è stato senza ombra di dubbio il più colpito. A novembre 2020 una dichiarazione del presidente di Fipe Foncommercio parlava chiaro: la perdita stimata è stata di 33 miliardi, con un crollo del 35% del fatturato, 60 mila imprese in difficoltà e con oltre 300 mila posti di lavoro a rischio.

Ecco che in questo contesto le app di Food Delivery sono diventate essenziali. Non che prima non fossero utilizzate, ma in un momento così delicato hanno permesso a molte attività di poter restare aperte e a noi clienti di non dover rinunciare al nostro piatto preferito, direttamente a domicilio. Io? Beh, io sono celiaca. E nel mio quartiere non arriva nessuno se non il kebabbaro sotto casa. Per cui dovrei pagare la consegna solo per la pigrizia di non voler uscire di casa. Quindi in fila al supermercato durante la quarantena mi riconoscevi subito: ero quella che rubava tutto il lievito.

Tornando a noi… Tra le più famose applicazioni attraverso le quali è possibile ordinare cibo a domicilio troviamo DeliverooJust Eat, Glovo e Uber Eats.

Cosa sanno di te le app di food delivery?

Per poter usufruire dei servizi offerti da queste applicazioni, è necessario registrarsi. Servono quindi nome, cognome, indirizzo di casa, numero di telefono, indirizzo email e carta di credito. E per essere sicuri che il cibo venga recapitato alla persona giusta, tra le informazioni facoltative puoi inserire anche l’interno, il piano, e di che colore è l’ombrello della vicina.

Ad ogni strisciata di carta, automaticamente vengono registrate le tue personali abitudini, gusti e tendenze di consumo. Per non parlare delle informazioni dei fattorini, come per esempio i percorsi compiuti per arrivare a destinazione. Tutte informazioni utili alle applicazioni, certo. Se pensi che questa sia una figata, sappi che un hacker potrebbe risalire a tutti i tuoi dati semplicemente avendo a disposizione come unica informazione che la tua pizza preferita è quella con i peperoni.

Problemini di privacy in fase di registrazione

Secondo un’analisi delle principali applicazioni (DeliverooJust eatGlovo e Uber eats) condotta da Wired le procedure di registrazione e le politiche sul trattamento dei dati personali hanno messo in risalto alcuni elementi poco chiari.

Dopo essersi registrati con la propria email, di norma dovrebbe arrivare una mail alla nostra casella per confermare l’iscrizione e verificare che l’utente sia il legittimo proprietario dell’indirizzo con cui si è effettuata la registrazione. Peccato che questa operazione venga eseguita solo da Uber, mentre  Just eat è tra le app che non offre questo livello di verifica.

Nel caso poi in cui si volesse effettuare un ordine da un dispositivo diverso dal nostro, sarebbe necessario al fine di tutelare privacy e sicurezza che le applicazioni inviassero una notifica all’utente per verificare l’identità. Ma, sempre secondo Wired, solo Uber eats e Glovo farebbero uso di questa procedura.

Marketing e profilazione di clienti…

Non meno rilevante è lo stretto rapporto che può instaurarsi fra le app di food delivery e le piattaforme social. La possibilità di accedere alle applicazioni attraverso il proprio account è una pratica sempre più frequente, non solo per quelle di food delivery. Da questo ne deriva una maggiore facilità di profilare l’utente perché ai dati raccolti dalle applicazioni (come, per esempio, le nostre abitudini e preferenze) si sommano i dati personali raccolti dai social.

Queste procedure aprono ipoteticamente la possibilità all’utilizzo dei dati anche per il marketing diretto. Basta un’autorizzazione della quale non ci siamo accorti in fase di registrazione, ed ecco che sconti e promozioni iniziano a pervadere i nostri telefoni. Anche se tutto ciò che abbiamo chiesto è solo un trancio di pizza.

…e di fattorini

Le criticità al trattamento dei dati personali di cui abbiamo parlato non riguardano solo i profili personali degli utenti, ma si estendono anche a quelli degli stessi riders impegnati ad effettuare, praticamente a qualsiasi ora del giorno, consegne di pranzi e cene ovunque noi vogliamo.

Sono sorti molti dubbi circa il mancato rispetto della loro privacy e dei loro diritti essendo costantemente monitorati, a prescindere dal loro consenso, soprattutto perchè devono rendere conto di ogni spostamento compiuto durante l’orario di lavoro. Quindi ogni ordine effettuato non è solo idoneo a rivelare abitudini, gusti e tendenze di consumo dei clienti ma anche informazioni personali degli stessi fattorini.

Non si può sfuggire al proprio destino, ma nemmeno al GDPR

A seguito di numerose denunce circa la violazione della privacy di fattorini e clienti, il Garante per la protezione dei dati personali si è prontamente attivato avviando un’istruttoria per il trattamento dei dati personali da parte delle applicazioni di food delivery.

Infatti, diverse associazioni impegnate al fine di ottenere condizioni contrattuali migliori per i riders si sono battute proprio per attirare l’attenzione del Garante, che si è ritrovato costretto ad approfondire la questione.

Uno dei problemi principali risiede nel fatto che la maggior parte delle aziende di food delivery investono poco denaro al fine di garantire una corretta e sufficiente applicazione delle norme GDPR a tutela dei diritti e delle libertà dei propri clienti. Avevo già parlato dei numerosi benefici ottenibili investendo in data privacy in uno dei miei articoli. La speranza è che con il costante aumento del numero degli utenti che affidano i propri dati personali alle piattaforme di food delivery, cresca proporzionalmente anche il loro impegno ad allineare le proprie politiche sulla privacy alle prescrizioni vigenti in materia.

Fonti

PrivacyItalia (2021), GDPR, Food Delivery e privacy: due lati della stessa medaglia

Wired (2019), Privacy, dati personali e sicurezza: ecco come li usano le app di food delivery

Immagine di copertina: Serpstat

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

L'ARTICOLO TI E' PIACIUTO? SCOPRINE ALTRI

ASCOLTA I NOSTRI PODCAST

Leggi il nostro blog… anche quando non puoi leggerlo! Interviste, riflessioni e spunti a portata di stream.

Anche sui tuoi assistenti vocali.